

È stato Sharingan a consigliare questo film, ed infatti abbiamo finito per guardarlo insieme: io, Momo e lui.
La trama è composta da tre storie intrecciate, di tre giovani donne diverse, che si ritrovano prigioniere di un istituto di riabilitazione per donne “perse” gestito da suore: una delle Case di Maddalena (da cui il titolo).
Il film è ambientato in Irlanda, dove l’ultima di queste Case é stata chiusa nel 1994 e dove sembra che fossero diffusissime e molto frequentate lungo tutto il Novecento.
Devo specificare che in realtà questo genere di strutture di recupero e “redenzione” per donne escluse o emarginate si sono diffuse in tutto il mondo cattolico durante l’età moderna, a partire soprattutto dal’500, e storicamente hanno avuto il compito di tamponare le lacune lasciate dal potere politico o Statale, che abbandonava a sé stesse sì le prostitute, ma anche le vedove, le riusate, le troppo vecchie o deboli per lavorare, le orfane.
Dico nel mondo cattolico perché, con lo scisma protestante, avviene anche una rivalutazione della sessualità e della vita matrimoniale. Da un lato il sesso nel matrimonio acquista, per i luterani, piena legittimità. Il piacere smette di essere demonizzato se imbrigliato nelle redini dell’Unione coniugale, mentre nel cattolicesimo restava un male da evitare, una perdita di controllo inaccettabile (il matrimonio, da sempre, veniva considerato dalla dottrina cattolica come un palliativo all’istinto infernale della libido, che doveva comunque essere represso, anche fra gli sposi). Dall’altro lato però i paesi protestanti acuiscono la repressione contro tutte le altre forme che la sessualità assume: si chiudono i bordelli, le protistitute sono cacciate dalle città, torturate, umiliate, le donne sole guardate con tremendo sospetto, allontanate se non rientrano negli schemi sociali imposti.
Nel mondo cattolico invece, anche se sembra un paradosso, la repressione rimane meno violenta, blanda. Anzi, nascono degli istituiti “assistenziali” per le donne in difficoltà, diffusi sopratutto in Italia e pronti ad accogliere chi non trova un posto in società.
(Scusate la parentesi storica ma è proprio il mio campo di studi e ci tenevo)
Comunque il film è ambientato nel 1964, e non nel Rinascimento. Un periodo in cui cominciava a sentirsi il fermento giovanile, con la rivoluzione femminista alle porte ed un vento di cambiamento che alitava, seppur timido, anche in Europa.
Invece l’Irlanda di Magdalene sembra rimasta a 300 anni prima. Una delle protagoniste viene rinchiusa perché è stata violentata, un’altra perché, in orfanotrofio, aveva parlato con un gruppetto di ragazzi al di là del cancello.

L’istituto ovviamente è crudele, l’ingiustizia sovrana. Le ragazze lavorano come lavandaie, non percepiscono nessuno stipendio perché tutti i proventi finiscono in mano alle suore. Vengono picchiate, umiliate, derise. Non hanno il diritto neanche di parlare fra loro.
A malapena sono esseri umani.
Il film prosegue seguendo queste tre vite, mostrando le crudeltà, le ipocrisie, la repressione, l’umiliazione.
È una di quelle visioni quasi torturanti che risvegliano nel cuore una voglia spasmodica di ribellione, rivoluzione.
Ti fa mancare l’ossigeno e solletica la rabbia.
Ed è splendido quanto tremendo.

Se vi capita, è su Amazon Prime.
Lascia un commento